martedì 4 novembre 2008

LICENZA POETICA




I legami fra una persona e noi esistono solamente nel pensiero. La memoria, nell'affievolirsi, li allenta; e, nonostante l'illusione di cui vorremmo essere le vittime, e con la quale, per amore, per amicizia, per cortesia, per rispetto umano, per dovere, inganniamo gli altri, noi viviamo soli. L'uomo è l'essere che non può uscire da sé, che non conosce gli altri se non in se medesimo, e che, se dice il contrario, mentisce.

M. Proust "Alla ricerca del tempo perduto"

mercoledì 29 ottobre 2008

I cantori della Beat Generation








Perle di Beat

"Eravamo una generazione di furtivi. Capisci? Sapevamo dentro di noi che non serve a niente sbandierare chi sei a quel livello, ossia a livello del pubblico. Era un modo di essere beat - cioè di impegnarci, con noi stessi, perché per noi tutti era chiaro a che punto eravamo: stufi di tutte le forme, di tutte le convenzioni del mondo"

Jack Kerouac

"Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate, isteriche, nude trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di droga rabbiosa hipster testadangelo bramare l'antico spaccia paradisiaco che connette alla dinamo stellare nel meccanismo della notte, Ho visto le migliori menti della mia generazione che mangiavano fuoco in hotel ridipinti o bevevano trementina in Paradise Alley, morte, o si purgatoriavano il torace notte dopo notte con sogni, con droghe, con incubi a occhi aperti, alcol e cazzo e balle-sballi senza fine, Ho visto le migliori menti della mia generazione che vagavan su e giù a mezzanotte per depositi ferroviari chidendosi dove andare, e andavano, senza lasciare cuori spezzati, Ho visto le migliori menti della mia generazione che trombavano in limousine col cinese di Oklahoma su impulso invernale mezzonotturno illampionata pioggia di provincia, Ho visto le migliori menti della mia generazione che ciondolavano affamate e sole per Houston cercando jazz o sesso o zuppa, e seguivan quel brillante spagnolo per coversar d'America e d'Eternità, tempo sprecato, e poi via per nave in Africa..."

Allen Ginsberg


"Beat è il viaggio dantesco. Il beat è Cristo. Il beat è Ivan.
Il beat è qualunque uomo, qualunque uomo che rompa il sentiero stabilito per seguire il sentiero destinato."

Gregory Corso


"Le uniche persone per me sono i matti: quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come candele romane gialle e favolose, che esplodono come ragni tra le stelle.
"

Jack Kerouac

martedì 23 settembre 2008

LICENZA POETICA - "ENERGIA MUTABILE"




"L’amore vero, tu lo sai,
è volere la gioia
di chi non ci appartiene
è questo uscire, traboccare da se stessi
come il sangue dalle vene
per un taglio,
è l’irrinunciabile,
amore energia mutabile eterno bene."

Giuseppe Conte

martedì 2 settembre 2008

Società



Ci sono momenti nella vita in cui desideri scappare da questa società di merda, dai luoghi comuni, dall'avidità, dalla corruzione dalle convenzioni; ci sono momenti in cui sei stufo di sentirti parte di uno spettacolo di marionette , di dover seguire sempre lo stesso copione; sei stufo di sentirti dire che è una colpa non sapere cosa fare della propria vita a vent'anni... ci sono molte persone interessanti che a quaranta ancora non lo sanno; ci sono momenti in cui ti senti solo con te stesso, sei triste e ti fa schifo l'ipocrisia che alberga nelle persone, la pochezza con cui affrontano sentimenti come l'amore, l'odio, l'amicizia... ci sono momenti in cui non riesci a sottrarti a questo squallido giro di giostra: allora strappi il tuo biglietto e sali a bordo, diventi schiavo delle convenzioni e dei luoghi comuni, pensi che in fondo non sarebbe così male mettere la testa a posto: pensavo alla strana coincidenza secondo la quale il momento in cui una persona mette la testa a posto è lo stesso in cui smette di sognare !!! Curioso no?

... trovare un lavoro decente, magari alle poste, fare quello che si augurano per te i tuoi genitori (ma i genitori non dovrebbero augurarsi il bene dei propri figli?) conoscere una ragazza semplice, magari anche carina che non rompa troppo i coglioni, comprare una casa magari vicino a quella dei tuoi genitori per farli stare tranquilli, sposarsi, mettere su famiglia, sfornare dei pargoli... niente più sesso con tua moglie, vivere di certezze: sveglia-caffè-ufficio-pranzo coi colleghi in doppio petto che vanno a mignotte-occhiatine alla segretaria-tornare a casa-i tuoi figli che piangono-tua moglie sfatta e impazzita-tu che sprofondi nel divano e ti guardi il tuo telegiornale o la partita sorseggiando una bionda e lei che ti si piazza davanti lo schermo...
Ci sono momenti in cui scegli la vita, scegli di essere felice...
e chissenefrega se devi accettare l'arroganza del tuo capo per paura di poterlo contraddire perchè da ragazzino ti hanno detto (bastardi!) che non si campa di ideali... VAF-FAN-CU-LO!!! si hai capito bene schiavista del cazzo, VAFFANCULO!!!!
chissenefrega se dovrai ammazzarti di lavoro e non veder crescere i tuoi figli... perchè lo stipendio di un mese, quei miseri 1000 euro ti servirano a vestirli, ormai tredicenni, traviati dalla pubblicità che gli ha imposto di seguire la moda, e gli ha detto come il lupo cattivo con Cappuccetto Rosso che se non la segui sei un perdente e gli altri non ti accettano... STRONZATE!!! S-TRON-ZA-TE!!! alla fine i tuoi figli neanche ti ringrazieranno anzi... ti manderanno a fare in culo!!!
chissenefrega se poi la fiamma con tua moglie si è spenta e lei ha pensato bene di riaccenderla magari con il tuo migliore amico che ha sicuramente più ambizioni di te: ti chiederai se quella che hai davanti è la stessa donna che una volta ti diceva che ti avrebbe amato per quello che sei, anche se fossi stato uno "straccione"... IPOCRITA!!!
chissenefrega se qualche anno prima ti eri trovato di fronte ad una scelta: ascoltare gli altri ed sentirti felice con il tuo lavoro e la tua famiglia e il pranzo la domenica dai tuoi e le vacanze sotto l'ombrellone o dalla famiglia di lei... oppure fare il giro del mondo con uno zaino in spalla e chissà che cosa sarebbe successo...
chissenefrega!!! tu hai scelto di essere felice così e non hai nessun rimpianto!!!
Hai scelto la vita...
D'accordo... questo pensiero è intriso di luoghi comuni... ma è volutamente provocatorio: scegliere di viaggiare con uno zaino in spalla o scegliere di mettere le radici, nessuno potrà dirvi cosa fare della vostra vita: sentitevi liberi di seguire la vostra strada: l'unica cosa che ha veramente importanza è la consapevolezza che la vera felicità, è la rivelazione delle esperienze che condividiamo con gli altri.

a Christopher Mc Candless...

giovedì 14 agosto 2008

Buone Vacanze !!!




" A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e attraversare la strada, per diventare come matte, e tutto era bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte, speravano ancora che succedesse qualcosa, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, o magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline"

Questo brano, tratto da "La bella estate", capolavoro letterario di uno dei più grandi scrittori italiani, Cesare Pavese, è il mio augurio di buone vacanze a tutti i lettori del mio blog... da quelli che "perdono" tutto il giono a leggere i miei post fino ad arrivare a quelli che ci sono "inciampati" per caso ... e maledicono il giorno in cui hanno conosciuto "Paradiso Artificiale" ...
Buone vacanze!!!

Luca ...

sabato 28 giugno 2008

Chet Baker - Sulla mia cattiva strada



"La ville s'embouteille Et moi j'prends d'la bouteille En attendant ton appel Je freine, je cale et l'envoie des " call me " Et puis j'te colle ces prénoms insensés Qu'allaient si bien aux interdits sensés Qui nous faisaient tant de bien, tant de bien Une fois au moins dans sa vie De préférence la nuit Sous la pluie, écouter Chet Baker Au fond d'une Studebaker signée Raymond Loewy Ecouter Chet Baker, pleurer sur tout ce qui s'enfuit Se dire que c'est fini jusqu'à tout à l'heure Et revenir en arrière à toute allure Je lis sur les enseignes Que quand on saigne des quatre veines La force manque à la haine Le coeur manque à la peine Je ronge mon frein J'atterris sans mon train L'ascenseur est cassé Ces chutes insensées Me font tant de bien Une fois au moins dans sa vie ... Ecouter Chet Baker, pleurer sur tout ce qui s'enfuit Se dire que c'est fini jusqu'à tout à l'heure Et revenir en arrière à toute allure A tout à l'heure J'écoute Chet Baker, Chet Baker J'écoute Chet Baker, à tout à l'heure..."


Vanessa Paradis, "Chet Baker" dall'album "Divinidyille" (2007)

lunedì 2 giugno 2008

GIANLUCA SORDI... METAMORFOSI STRANIANTI !!!

" L'inquilina del piano di sopra"

"Banchetto delle vergini"

lunedì 19 maggio 2008

LA NOTTE DEL CLOCHARD

"...mentre vedo tanta gente che non c'ha l'acqua corrente e non c'ha niente ma chi me sente..." Rino Gaetano

Quanto segue l'ho "preso in prestito" dal MySpace di Giulia... Purtroppo l'evento è già passato... ma mi andava comunque di dargli spazio su queste pagine (WEB!)... Fino a qualche giorno fa non conoscevo Evio Botta, non sapevo neanche chi fosse... da Evio ho imparato una lezione che porterò nel cuore e che mi servirà ogni volta che in questa società così avidamente materialista, così consumista (anch'io faccio la mia parte!!!), così ipocrita (soldi-famiglia-lavoro, produci-consuma crepa!!!), mi troverò solo a combattere con uno straccio di ideali nella valigia... Penso che quello che ho imparato si possa più o meno tradurre così:"È solo dopo aver perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi
cosa.
..."

"Evio Botta è un clochard molto conosciuto a Roma. 49 anni, originario di Cuneo, vive nella capitale da più di venti. Ha iniziato la sua carriera come cuoco, poi varie vicende l’hanno spinto a scegliere la vita di barbone. Ma non barbone buttato per terra, all'angolo della strada. Barbone in piedi, di piazza e di lotta di piazza: ha fondato nell’88 l’associazione “Amici di Valentina”, nata per trovare case ai senzatetto, e ideato l’Università dei senza fissa dimora e l’”Albo dei Barboni Professionisti", a tutela di quanti chiedono elemosine, rilasciando regolare ricevuta fiscale. Ma ha anche sfidato Veltroni nel 2001 candidandosi come sindaco de “I SENZA VOCE”, una lista composta da barboni, sfrattati, pensionati al minimo, lavoratori part-time e disabili, e persino adottato una bambina a distanza, sostenuta con le donazioni dei passanti, la vendita dei propri libri di poesie e i travestimenti da antico Romano. Evio, insomma, è un estroso sindacalista dei senzatetto, un uomo apartitico ma assolutamente politico. A Roma è conosciuto anche come artista vagabondo perché ha scritto poesie, racconti, monologhi che ha messo più volte in scena al Teatro Belli. Non sarà forse un uomo di lettere, né un attore in senso accademico, ma poco importa: il valore di quello che scrive sta nelle persone, nei fatti e nelle immagini che coglie la sua straordinaria sensibilità, ancor prima che nelle parole. Per vent’anni Evio ha vissuto sulla strada e dormito dove gli capitava, preferibilmente in case occupate. Da un anno però ha un tumore alla gola. Lo scorso marzo ha subìto l’asportazione delle corde vocali, e finché ha potuto ha vissuto nell’unico dormitorio “24 ore” di Roma, ovvero nei container. Poi le sue condizioni di salute sono precipitate: gli è ricresciuto un altro tumore, sempre all’altezza della gola, ed ha iniziato una radioterapia. E’ stato ospite dell’ospedale Forlanini per diversi mesi, dato che si nutre con una sonda dalla pancia, e siamo tutti d’accordo che un container non è da considerarsi un luogo igienico-sanitario adatto al suo caso, ma da alcune settimane Evio è fuori di nuovo. Il 18 MAGGIO l’associazione “TENGO BOTTA” in collaborazione con il locale CONTE STACCIO organizza "UNA BOTTA DI VITA", un concerto per sostenere Evio e le sue battaglie. Con: -ROCCO PAPALEO -ANTONIO FORCIONE -JULIAN HINTON BAND …E ALTRI OSPITI A SORPRESA Più che una serata di beneficenza sarà una grande festa, allegra e colorata. Niente retorica e pietismo; solo MUSICA, CALORE e tanta ENERGIA POSITIVA per dare ad Evio la forza di lottare: contro la malattia da cui è affetto e PER UNA CASA, per la quale si batte da dieci anni. Nel suo racconto "La leggenda di…", Evio scrive : "[…] io e il mio amico rubiamo alle persone un sorriso con le nostre battute. I soldi ce li danno, perché dopo averle fatte ridere le nostre vittime si sentono in dovere di regalarci dei soldi, senza per questo destare la pietà altrui chiedendo la carità". Ebbene queste parole stanno spingendo “TENGO BOTTA” e tanti artisti in tutta Italia a cercare di sostenerlo con l’arte, l’ironia e il calore umano, che lui stesso trasmette da sempre a chi ha la fortuna di conoscerlo.

martedì 6 maggio 2008

E' UN PAESE PER VECCHI


"El pueblo unido jamás será vencido"

Fa rabbia pensare che i nostri genitori erano giovani arrabbiati che non hanno saputo far nulla e crescendo si sono semplicemente "conformati". Fa ancora più rabbia pensare che noi giovani stiamo facendo la loro stessa fine: abbiamo perso la voglia di sognare, la voglia di lottare e la capacità di sperare.
Sveglia!!!
Siamo prodotti di un sistema che ci stordisce di bisogni artificiali per farci dimenticare quelli reali!!!
L'unico ideale dei giovani di oggi è l'immagine... l'immagine è tutto per noi...
Ce l'ho con i bambocci figli di papà, che nella vita hanno scelto di vivere come parassiti sulle spalle dei genitori (gli stessi che manifestavano nel '68)... me li immagino: completo di Alan Flusser, petto pieno e dietro palettato, risvolti morbidi... cravatta di seta a pois di Valentino Couture... scarpe di coccodrillo di A.Testoni...
E poi ancora casa-casetta-alcova del consumista in perfetto stile IKEA con tostapane Salton Sonata, cuocipane Panasonic, processore di cibi Cuisinart Little Pro, lo spremifrutta Acme Supreme Juiceator, bricco per il tè in acciaio inossidabile da due litri e mezzo che fischietta "Tea for two" ... "spendono spandono e sono quel che hanno" .
Perchè tutto ciò che possiedi alla fine ti possiede: viviamo col timore di poter sembrare poveri e anche con un misero stipendio vacanze in villaggi Alpitour, serate in discoteca impasticcati fino ai denti e daje e daje e daje...
Ma questa è solo una faccia della medaglia...
Ce l'ho con i giovani manifestanti, nel senso che manifestano apertamente di appartenere alla classe medio-alto borghese e lo fanno attraverso la pochezza del loro apparire; persi sulla scia di Che Guevara, nel loro delirio rivoluzionario bravi solo a sputare sentenze, ventenni che vanno per i trenta, che vivono di falsi ideali, con le spalle coperte da papà: forniscono un'immagine trasandata di se... un immagine che costa anche più di quella dei figli di papà, dei bell'imbusti pieni di grana e vuoti di ideali. L'I-pod, la macchina fotografica della Canon e una massiccia presenza al concerto del 1° maggio perchè questo è l'unico modo che hanno di scendere in piazza.
Ce l'ho con quelli di lotta comunista, che vogliono cambiare il mondo ma non se stessi: giovani borghesi che comunque vada hanno un'alternativa sociale, che lottano per i diritti umani e che ai piedi portano scarpe da ginnastica ed un baffo cucito prorpio vicino alla parola N-I-K-E... ce l'ho con questi "giovani" che non bevono coca cola per ragioni ideologiche(ce l'ho con le multinazionali, dicono!!!) e poi li vedi da Mc Donald's con la famiglia ed un pacchetto di Marlboro che gli fuoriesce dal taschino del giubbotto da neve che ha comprato prima di andare in settimana bianca: l'aria spaurita, l'ideale spezzato... IN FUMO!!!
Ce l'ho con tutti quei giovani snob intellettuali, chiusi nei loro mondi tristi con i titoli dei film stampati in testa come fossero un leitmotif e gli scaffali pieni libri che non apriranno mai, un 'esistenza passata a leccare il culo ai professori, ai superiori impegnandosi a diventare ciò che i genitori volevano... lezioni di piano, teatro e salottini... tè, pasticcini e "nicchie" polverose
Ce l'ho con i giovani che hanno rinunciato a sognare e si sono arruolati in marina o nell'esercito e ne sono usciti sfatti e impazziti o quei giovani che sono finiti dietro uno sportello bancario o una scrivania prima ancora di poter mettere la testa fuori, prima ancora di poter affogare nel mondo. Mediocri!!!
Ce l'ho con i giovani qualunquisti che non vanno a votare... ce l'ho con quelli che non sopportano chi non parla la nostra lingua e nonostante una laurea in medicina nel suo paese viene a fare lavori che noi viziati del cazzo non avremmo mai l'umiltà di fare...

Ce l'ho con chi non si gode le piccole cose meravigliose della vita ... le stronzate con gli amici, qualche amichetta, la musica, il tramonto, l'alba... il liquore al cioccolato, la sigaretta dopo il caffè... viaggiare, mangiare e fare all'amore!!!

Ce l'ho con i giovani perchè stiamo buttando al cesso tutti i nostri sogni... Ce l'ho con i giovani perchè non riesco proprio ad identiìficarmi in loro... ce l'ho con i giovani perchè adesso ho la conferma che questo... E'UN PAESE PER VECCHI!!!

mercoledì 2 aprile 2008

PARIS '68

una scena di "a Bout De Souffle" di Jean Luc Godard

Amo la vie bohème e tutto ciò che ad essa è connesso. L'amicizia.

Le piccole cose meravigliose della vita.

Le piccole emozioni che possono essere immense e eterne.

La follia, poichè è arte pura.

Il liquore al cioccolato!

Scrivere. Ridere.

Sognare, viaggiare con la fantasia... parlare, ascoltare.

Suonare e cantare.

Cogliere l'attimo e seguire il cuore e l'istinto il più possibile.

Riflettere.

Psicanalizzarmi e psicanalizzare.

Amo la vita!

domenica 23 marzo 2008


Teen spirits


La vera storia degli Alchemyq


Questa è solo una storia...frutto della fantasia o realmente accaduta,chi può dirlo...è solo una storia,nient'altro che una storia...mi va di raccontarla,mi va di essere il protagonista...la scrivo così come mi passa per la testa...non voglio pensare se mi è accaduta veramente o è solo un delirio della mia immaginazione...ma se fosse realmente accaduta,beh, è stata indimenticabile.

...GRAZIE A ROBERTO PER LA COLLABORAZIONE...



Fumo di sigaretta e lunghi capelli confusi nel delirio frenetico delle Vic Firth; dita piene di anelli che scivolano sicure ed energiche sulle quattro corde; la camicia strappata sul petto nudo esposto alla fame del pubblico, già ebbro del torrenziale fiume di decibel. Il led rosso che non smette di pulsare, le valvole che gemono di rabbia in un ruggente orgasmo di watt, le pelli tese allo spasmo, le corde continuamente stuprate dalla furia del plettro.

Questi erano gli Alchemyq: non potrò mai ricordarli in modo diverso.

Tutto cominciò durante una lezione di storia come ce ne sono tante; li vedevo seduti, loro tre, visibilmente annoiati e già inseparabili, ognuno intento a fare altro: Luke leggeva avidamente “On the road”, perso nel suo quotidiano delirio a stelle e strisce; Fancisco sorseggiava sottobanco una Heineken ascoltando un vecchio disco dei Sex Pistols, sognando di cavalcare la sua chitarra purosangue come Steve Jones: GOD SAVE THE QUEEN!

Roy aveva già finito di spennare a poker i due gonzi del banco avanti; tutto come al solito, insomma. Fu in quel momento che ebbe l’idea di fondare una band, lui e gli altri inseparabili compagni: il temibile professor Padovani stava discorrendo di magia ed alchimisti…

Stop! Alchimisti: sarebbero stati i nuovi alchimisti del rock!

Sul nome, Alchemyq, furono tutti e tre d’accordo, meno su chi sarebbe stato il leader. Decisero che Francisco sarebbe stato il virtuoso carismatico da consacrare alle folle, Luke il batterista dannato, bello e senz’anima, Roy la silenziosa guida nell’ombra, genio visionario e tormentato.

Ancora ricordo quel 16 Novembre di tanti anni fa, quelle note ancora acerbe ma già impressionanti che scaturivano dalla saletta del loro liceo. Durò poco: dopo un paio di mesi tentarono di soffocarli, chiudendo la sala per farvi un’altra palestra. I tre dovettero chiedere asilo al loro vecchio amico Serge, che accettò di diventare il loro mecenate e li ospitò presso i suoi studi di St. Peter Park, colpito dall’incredibile talento dei tre.

Se ne accorsero anche alla loro scuola, pentendosi di averli allontanati, e li invitarono alla prestigiosa kermesse di fine anno insieme alla guest star Max Ceciolo, famosissimo pianista jazz italoamericano. Il rifiuto fu immediato ed inappellabile. Solo una cosa avrebbe potuto far loro cambiare idea: il calore e l’affetto dei vecchi fan. Alla fine accettarono.

Ancora mi riecheggiano nella mente le note della loro musica sublime. Fu un enorme successo, ma finì tragicamente troppo presto: dopo appena venti minuti Francisco si accasciò privo di sensi sul palco sbronzo di whisky e rock, colpito da un coma etilico. All’apice del successo gli Alchemyq furono costretti a separarsi nell’attesa che Francisco vincesse la sua battaglia con il peggior nemico che una rockstar possa avere.

Almeno trecento persone si assiepavano davanti ai St. Peter Park Studios, quasi un anno dopo: ragazze da sogno si strappavano i capelli, disposte a fare qualunque cosa pur di varcare quella porta, mentre i membri della loro cover band li acclamavano a gran voce, sfoggiando la t-shirt ufficiale del gruppo: gli Alchemyq erano tornati!

Qualche sera dopo sarebbe nato il loro più grande successo. Nacque tutto per caso, durante uno dei soliti sfrenati party a casa di Francisco. Luke fumava distrattamente la sua ennesima Camel mentre Jo, la sua groupie preferita, gli leggeva una raccolta di ballate irlandesi; Francisco strimpellava invece pigramente a bordo piscina la sua chitarra, per una volta acustica, insieme a Cloe, la sua donna: partì come un gioco, diventò un successo: era nata “Molly Is Alive”.

Gli alberi fioriti di Primavera furono la cornice del loro album, realizzato insieme ad uno dei più richiesti produttori di allora: Alex Tokyo, già al lavoro con gli Unforgettable Fire di Andreas Gentle, loro grande amico e rivale, e con il virtuoso percussionista di origini castigliane Manuel de la Vega. L’immediato successo in classifica contribuì a rendermi ancora più impaziente di vedere finalmente di nuovo gli alchimisti all’opera sul palco.

Il 25 Aprile di quell’anno così bello e così maledetto ero uno dei 25.000 che assiepavano il Joe’s Garage, per un concerto destinato ad entrare nella leggenda. Accompagnati da ospiti straordinari come Andreas Gentle alla seconda chitarra, la vocalist Tina Nuzzo e per l’occasione Sander Beat alla batteria, per permettere a Luke di calarsi alla perfezione nei suoi nuovi panni di vocalist, i tre eseguirono tutti i loro classici e chiusero nel delirio generale con la trionfale “Molly Is Alive”, con il nuovo, strepitoso duetto di Luke e Tina.

Sembrava l’inizio di una nuova gloriosa stagione, ma finì troppo presto. Non posso dimenticare quel maledetto trillo che mi annunciò che Francisco era stato trovato esanime, soffocato dal suo stesso vomito, e la voce disperata di Cloe, la donna che più di tutte lo aveva amato, sempre al suo fianco nella sua battaglia. Ma ormai era tutto finito, e Francisco quella battaglia l’aveva persa.

Curai personalmente l’organizzazione del concerto tributo a Francisco, unica occasione in cui venne suonata “Lady Of My Dreams”, ultima fatica rimasta incompiuta e dedicata a quella donna ideale che tutti cercano e che forse Francisco aveva trovato in Cloe. C’ero anch’io il giorno in cui Roy e Luke giurarono in lacrime, sulla tomba piena di fiori, che gli Alchemyq erano morti insieme a lui.

Così finisce la storia della band che più di tutte ho amato, e a chi si chiede chi sono… risponderò: “semplicemente il più grande fan degli Alchemyq, sin da quando li ho visti nascere tra i banchi di scuola snobbando le mie lezioni di storia per inseguire i loro sogni di giovani spiriti.”

venerdì 14 marzo 2008

"The Mark" al Detour by Superga Cinema

La redazione del mensile “SupergaCinema” nella incantevole sala Detour di via Urbana 47 (fermata metro Cavour) avrà il piacere di presentarvi giovedì 20 marzo alle 20.45 (circa) l’horror indipendente “The Mark". Alla fine della proiezione seguirà un dibattito con il produttore Davide Mancori e lo sceneggiatore Andrea Materia…

venerdì 29 febbraio 2008

Gregory Crewdson ... l'occhio di Lynch!!!








Gegory Crewdson "Untitled". Dalla serie "Twilight", 1998-2002
Courtesy of the artists and Luhring Augustine, New York



"Untitled/senza titolo"... Non c’è una foto che abbia il titolo.

Quando Gregory Crewdson , adolescente incazzato di Brooklyn, aspirante musicista, con una valigia piena di sogni di rock’n roll fondò la band "The Speedies" non avrebbe mai immaginato che la canzone "Let Me Take Your Photo" sarebbe stata profetica per quello che lui sarebbe diventato nella sua vita.

Dopo un viaggio originale e immaginifico attraverso la ri-scoperta dei capolavori di Stanley Kubrick e l’espressionismo astratto di Mark Rothko, il Palazzo Delle Esposizioni, spazio di cultura e suggestioni propone la mostra fotografica dell’artista americano che voleva diventare una rock star ( dal 19 dicembre 2007 al 2 marzo 2008).

Un viaggio senza fermate che attraverso i suoi scatti ci proietta nell’America suburbana condita da riferimenti a film e miti di Hollywood : le produzioni hollywoodiane (spesso indicatrici accurate dello stato emotivo del paese) , ed i film di David Lynch e Steven Spielberg hanno influito particolarmente sulla sua opera.

Le sue immagini hanno qualcosa di speciale. Guardandole, infatti, si ha la sensazione di osservare la scena di un film, con la differenza che quello che abbiamo sotto gli occhi sarà l’unico fotogramma che vedremo. Il fotogramma di un mondo apparentemente idilliaco come in un sogno cinematografico inquietante, pervaso di oscurità e mistero. Sulla scia del saggio sul perturbante di Freud (“Das Unheimliche”), Crewdson riesce a creare mondi fotografici complessi e particolareggiati, in cui l'iconografia del paesaggio e dell'America suburbana appaiono come metafore delle nevrosi, delle ansie e dei desideri del fotografo stesso, specchi di una società intenta a confrontarsi con gli abissi della propria coscienza collettiva. Una società ipnotizzata, alienata da se stessa quanto dalla fragile realtà in cui si aggira come sonnambula.

sabato 23 febbraio 2008

TIM BURTON- INDAGINE SU UN REGISTA AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO

Di Luca Imperiale

Ci sono autori che, trovando forte ispirazione in un universo proprio e inattaccabile dall’esterno, costruiscono percorsi inconsueti che riconducono sempre, anche quando cambia il luogo, il tempo e lo spazio della narrazione, alla suggestione originaria che li ha innescati.

Del genio di Tim Burton, del suo iperbolico mondo onirico cantato con folle malinconia e vibrante fantasia, possiamo trovare tracce evidenti già nei due corti – uno, in realtà, è un mediometraggio – che lo hanno imposto all’attenzione del magico mondo della settima arte: Vincent e Frankenweenie. Due piccoli gioielli che si diversificano per durata (il primo cinque, il secondo venticinque minuti) e per tecnica di narrazione visiva, ma che trovano comunanza nel sintetizzare i motivi immaginifici e letterari della poetica cinematografia del regista californiano. Vincent è il padre di tutti i meravigliosi, agrodolci, quasi titanici personaggi burtoniani; è colui che comincia idealmente a portare con sé i semi che hanno alimentato lo sbocciare di Edward, il giovane dalle mani di forbice. Edward è la storia di quelle sensibilità che finiscono per essere distrutte, dopo troppe ferite; di quelle anime che forse non hanno soltanto qualcosa di umano, e devono fuggire gli uomini per poter respirare e nella solitudine essere, esistere e creare;

Tim Burton è un regista dalla straordinaria sensibilità nei confronti del “diverso”: a voler stabilire un parallelismo con un artista italiano, la corrispondenza più autentica può riconoscersi nello spirito delle opere di Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog. Naturalmente e felicemente inclini al gotico, sono artisti capaci di intuire, riconoscere e rappresentare la poesia e la dolcezza del “mostro”.

Così il regista “al di sopra di ogni sospetto”, negli anni, come un moderno Peter Pan ci ha preso per mano e ci ha portato nella sua isola che non c’è :che parte dal surreale, wildiano e stravagante “Beetlejuice”, spettrale commedia nella quale sono i fantasmi ad avere ospiti fino ad arrivare a “La sposa cadavere” pellicola che rasenta altezze di poesia ed incanto difficilmente superabili. Una storia magnifica, agrodolce e malinconica, come si conviene al grande cineasta, calata in un contesto fuori dal tempo e donata al pubblico attraverso protagonisti di plastilina incarnanti attori reali.

E’ come se, come ho già scritto mesi fa in occasione del Leone d’oro alla carriera conquistato a Venezia, questo tenebroso punk geniale e fortunato, prendesse la mano dello spettatore e rinnovasse una promessa che suona grossomodo così: «Con questa mano dissipo i tuoi affanni. Il tuo calice non sarà mai vuoto, perché io sarò il tuo vino. Con questa candela illuminerò il tuo cammino nelle tenebre. Con questo anello ti chiedo di essere mio». A noi non resta che dire di sì e sperare, ardentemente, che questo amore vero non abbia mai fine.

mercoledì 30 gennaio 2008

LICENZA POETICA



Ogni blog è la libera espressione di una persona, del suo stato d'animo dei suoi ideali, delle sue paure, dei propri sogni... Grazie a Francesco per le parole di Charles Bukowski...


Charles Bukowski

L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino

_WELCOME _ PEOPLE

io devo reagire e sparare veloce / per proteggere il mio mondo personale / dalle bocche di quelli / che lo avrebbero masticato / e impedito a nutrirsi del proprio cibo / trarre suoni nuovi da vecchi suoni / e parole nuove da vecchie parole / e non preoccuparsi delle regole / perché ancora non sono state fatte /

sabato 12 gennaio 2008

MA IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU - Il mio tributo a Rino Gaetano



Rino Gaetano aiuta a ritrovarti e scava nel profondo una amarezza quasi impalpabile.


Il mio primo pensiero dopo una lunga settimana passata per lo più ad ascoltare la sua musica, i suoi testi... una settimana in cui le note di "Aida" e di tutte le altre canzoni si diffondevano dallo stereo della mia camera.
Oltre a un grande vuoto Rino Gaetano ha lasciato canzoni ancora tutte attualissime e rivisitate dai molti interpreti. Rino Gaetano ironico ma non banale era sempre vicino a piccoli e grandi temi di ogni giorno. Difensore dei contadini e del Sud Italia, nemico dei giochi politici e di potere racconta spaccati di vita che a distanza di 26 anni non sono cambiati per nulla.
Se "Il cielo e' sempre piu blu" fa venire i brividi, la storia di Rino Gaetano ancora di piu'.

Autore di canzoni graffianti e appassionate, paladino del Sud e degli sfruttati, nemico giurato di tutti i politici, Rino Gaetano è uno dei songwriter di culto della scena italiana. Ha cantato un'Italia grottesca negli anni della tensione e delle P38. Dopo la sua morte, le sue canzoni sono state riscoperte negli anni e saccheggiate senza ritegno. Ma la denuncia sociale celata dietro l'ironia delle sue filastrocche resta ancora attualissima.