venerdì 31 agosto 2007

BUON COMPLEANNO "ON THE ROAD"


Ecco la versione proibita di "On the road": sessoesplicito nel romanzo di Kerouac censurato nel '57
NEW YORK (21 agosto) - «On the Road» (Sulla strada), il romanzo-mito di Jack Kerouac, culto della "Beat generation", compie mezzo secolo. E a 50 anni dalla sua uscita - era il 5 settembre 1957 - gli Stati Uniti celebrano la ricorrenza con una nuova edizione dell'opera senza censure. Si potranno leggere così per la prima volta le scene erotiche amputate mezzo secolo fa e i nomi dei veri dei protagonisti, precedentemente coperti, dell'avventuroso viaggio sulle strade americane. Allen Ginsberg, Neal Cassady e William Burroughs perdono così i loro pseudonimi e vengono indicati con i loro veri nomi; altri eroi del romanzo vivono apertamente la loro omosessualità e altri si mostrano attratti senza troppi pudori dalle ragazzine. L'edizione del cinquantenario di «On the Road» contiene più sesso esplicito, ha assicurato Penny Vlagopoulos, professoressa di letteratura americana alla Columbia University di New York.Simbolo di liberazione e di rottura dei costumi sociali, «On the Road» finora ha venduto nel mondo oltre 3 milioni di copie, è stato tradotto in 25 lingue e ha trovato posto nelle antologie di letteratura inglese. Ogni anno inoltre, solo nelle librerie nordamericane, se ne continuano a vendere 100.000 copie. I cinquant'anni di "On the road" verranno festeggiati anche con mostre, conferenze e un film, prodotto da Francis Ford Coppola e diretto dal brasiliano Walter Salles, che comincerà a essere girato l'anno prossimo. Ma l'evento clou si terrà a novembre, quando una grande mostra alla New York Public Library presenterà il manoscritto originale di «On the Road», acquistato da un collezionista privato nel 2001 per 2,4 milioni di dolari.Per l'anniversario Viking Press pubblica contemporaneamente la riproduzione del manoscritto originale e la versione di 408 pagine senza tagli della storia conosciuta da milioni di lettori nel mondo. «La versione che noi conosciamo non è molto diversa dall'originale, ma quest'ultima ha uno stile più sperimentale, che dona al lettore la sensazione di partecipare all'esperienza letteraria che coltivava Kerouac nella sua mente», ha aggiunto Vlagopoulos. «La versione originale non fu pubblicata subito per evitare guai con persone che si sarebbero potute sentire diffamate o attaccate per i loro comportamenti privati», ha commentato John Sampas, esecutore testamentario di Kerouac. «On the Road» venne scritto di getto nel 1951 da un modesto scrittore del Massachusetts appena balzato all'attenzione della critica con «The Town and The City». Fino ad allora Kerouac, nato nel 1921 e morto nel '69, era stato un giocatore di football di belle speranze e un cuoco della Marina in guerra congedato per nevrosi con qualche precedente penale e problemi con alcool e droga. Sua l'espressione con cui sarebbe stata poi ricordata tutto il suo gruppo, "Beat generation", di cui facevano parte molti altri scrittori e artisti, tra cui spiccavano Allen Ginsberg, William Burroughs, Neal Cassady.Per la società dell'epoca, molto conservatrice e impaurita dalla commissione McCarthy e dalla caccia ai comunisti, nel libro di Kerouac c'erano troppo sesso e troppa libertà e le case editrici esitarono molto a pubblicare il romanzo. Dovettero passare infatti ben sei anni prima che, nel 1957, la Viking Press, si decidesse alla fine ad accettare il libro e a mandarlo in libreria negli Stati Uniti. Ma il successo fu invece inaspettato ed eccezionale. Disse William Burroughs: «On The Road spedì un'infinità di ragazzi sulla strada; l'alienazione, l'inquietudine, l'insoddisfazione erano lì che aspettavano quando Kerouac indicò loro la strada».

martedì 28 agosto 2007

GIOCHI O NON GIOCHI?????????


Questo blog è dedicato a Jack Kerouac, le uniche persone per lui sono i matti .... quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai un luogo comune , ma bruciano , bruciano , bruciano ...

ASPETTANDO BUKOWSKI




Leggende? Chissà? E ancora da vedere… comunque questo tipico spazio dedicato a miti del passato e ad eroi del presente, per questo mese sciopererà a favore di una piccola pubblicità di questo nuovo scrittore in erba, di quell’uomo che poi è infine anche il curatore del medesimo spazio (cioè io); non me ne vogliano i caporedattori, e se me ne vorranno… chissenefrega!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Questo romanzo era un foruncolo che faceva male, andava fatto sanguinare e pulito


Tutto ebbe inizio un paio di anni fa… a quei tempi non me la passavo tanto bene; me ne restavo ore e ore a guardare fuori della finestra della mia camera d’albergo, in cerca di ispirazione fissando la tela bianca. DRIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNN, il telefono squilla, DRIIIIIIIIIIIIIIIIINNN, squilla, squilla e squilla, “lo lascio squillare ?” – “No, no magari è… ma no, che dico? con lei è finita, ha trovato la pace interiore con quell’altro… però forse c’ha ripensato, vuole tornare con me…” DRIIIIIIIIIIN, DRIIIIIIIIIIIIIIN.

Prima di conoscere Artemisia ero una persona con degli interessi, non che le donne non mi interessassero, ma vivevo della mia arte… sai com’è l’arte redime il suo artista…
Lasciate che mi presenti, trentatre anni, professione pittore, o meglio fallito in erba, e sono sbronzo di vita; non ho mai venduto un solo quadro, e mi sono sbronzato il giorno (o meglio la sera) della mia unica mostra. ‘Sti critici da quattro soldi giudicano i miei dipinti troppo violenti e crudi; CHE SI FOTTANO!!!
Una volta convivevo con Artemisia, ma lei un giorno se ne è andata con un ingegnere belloccio e pieno di grana, ed io lì… con la mia solitudine a scolare litri di vino e birra scadente danese… non sono un alcolizzato però, sono un artista; Bukowski diceva : - Non essere depresso se la tua donna ti ha lasciato, ne troverai un'altra, e ti lascerà anche quella -, che si FOTTA PURE BUKOWSKI. DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIINN, DRIIIIIIIIIIIIN… Sarà un altro invito da quelli della tribù snob, quegli aspiranti scrittori, poetuncoli da quattro soldi, e frocetti, per giunta; il mio esistenzialismo a volte mi distrugge, ma spesso sono la prima persona ad esserne depresso… DRIIIIIIINNNNNNNN.
“Sì?”
“Luke?”
“Che vuoi?”
“Sono Salvator!”
“’ZZo vuoi?”
“Niente, stasera si va tutti, in quel locale sulla 66esima a sentire un reading delle poesie di Ginsberg, sei dei nostri.”
Odiavo Ginsberg un vecchio santone, pseudo poeta mangia cereali, e cosa ancor più sorprendente per gli altri, odiavo Kerouac, la beat generation ed i reading di poesia, quei salottini frequentati da pseudo intellutuali che si chiudono nel loro mondo persi nei loro quotidiani deliri poetici insomma, io e la mia arte ci bastavamo…

“Allora ci sei ancora? Vieni?”
“NO grazie andate pure senza di me, ho ancora molto lavoro da fare…”
“MMM sei sicuro?”
“Sì assolutamente, a presto!”
“Ok, ciao!”
“Stronzo” pensai tra me e me… “mi rimetto a letto”, pensai ancora, forse dopo un buon bicchiere e una buona dormita mi verrà l’ispirazione… dipinti violenti, bahh, manica di coglioni, neanche sanno cos’è la violenza!!
Fissavo la maschera africana attaccata al muro, viaggio in Kenya con il mio amico Rob, a fotografare elefanti, per una campagna contro i bracconieri; pagavano bene almeno… avrei dovuto scrivere la prefazione di un certo libro… ah già perché scrivo anche, ogni tanto, a tempo perso…
Tracannai due bicchieri di vino, mi accesi una sigaretta; e pensai: “Che vita di merda” Non viaggiavo più, la mia donna mi aveva mollato, ma soprattutto non dipingevo più… e non avevo amici, beh qualcuno c’era… ma le persone che frequentavo di tanto in tanto, non potevano considerarsi amici…
Sicuramente li avrei rincontrati tutti nel loro viaggio nella mediocrità.

A Jack ...

venerdì 24 agosto 2007

DIARIO DI VIAGGIO

Edward Hopper, " Nighthawks"

23/08/2006

Non credo che l' interrail sia una bufala, no.. solo comincio a pensare che se avessimo saputo dei quasi 100 euro di supplementi da pagare forse, dico forse avremmo scelto una soluzione diversa...
MA NON LO SAPEVAMO!
Peciò siamo alla stazione di Màlaga, aspettiamo il treno per Siviglia. Malaga non mi è piaciuta molto, ma forse come mi piace pensare non l' abbiamo visitata per niente e nasconde una dolcissima bellezza, fatta di poesia e di vicoli ciechi.
Camminando per le sue strade si sente un odore di pane appena sfornato misto allo stantio delle cantine; quasi ad ogni anglo, un bar: le signore dentro che consumano una baguette ripiena di prosciutto e formaggio e sorseggiano avidamente cafè con leche, come lo chiamano qui.
Per il resto molti cantieri, operai al lavoro, un porto ed una via principale con negozi che non mi entusiasmano; soltanto una libreria, molto sobria dove ho comprato una raccolta di poesie di Federico Garcia Lorca per mia madre.
Qualche volta si possono sentire i versi del poeta riecheggiare per la città.
Sono seduto a fare la guardia ai due borsoni mentre Antonello sta pagando un altro supplemento, l' ennesimo per arrivare a Siviglia dove incontreremo Totò, al tempo Salvatore Di Luccio, un napoletano verace, un cicerone mai distratto, conosciuto per le strade di Valencia.
Nonostante abbiamo sempre dormito nel comodo letto di un ostello( tranne due notti in tenda n due campeggi!!), nonostante ci siamo sempre fatti almeno una doccia al giorno, siamo provati dal viaggio.
Mi è cresciuta la barba, sono un pò sciupato ma sono vissuto, un uomo di mondo!
Forse stasera mi raderò o forse no. Non saprei come dire... sento che tutto ciò mi appartiene.
Il treno è partito alle dodici, è appena passato il controllore; io sto seduto dal lat del finestrino, ovvio!
Davanti a me scorre un paesaggio rurale di un' andalusia che fino ad ora poco mi ha coplito. Solo i vicoli stretti di Granada, l' odore intenso di spezie, il fumo dei narghilè ( non ho resistito, ne ho comprato uno!), suono di jembè... sembra di stare in Africa! L' Alhambra, il magnifico palazzo voluto da Ismail I, Yussouf, insomma da tre sultani, simbolo del dominio arabo in Spagna, si erge fiera agli occhi della gente, come se volesse in qualche modo dire:" guardate quanto sono bella!"
La radio sul treno sta passando un brano di musica jazz, che evoca in me la visione di un ghetto ebraico, non so perchè.
Già me lo figuro, il narghilè, sulla mensola della mia camera, che a me piace definire " un minestrone di etnie"! Forse non lo fumerò mai, o forse tutte le sere.
Mi addormento...

giovedì 23 agosto 2007

Dentro il cappello...niente!!!


Poesia, passione e una buona dose di romanticismo caratterizzano l’universo musicale dei “Cappello a Cilindro”. Anagraficamente giovani (età media 26 anni) ma artisticamente maturi e con le idee molto chiare, i “Cappello a Cilindro” vantano già numerosi premi e riconoscimenti in importanti manifestazioni come Pieve Rock Festival 2002, Risonanze 2002, MEI 2003, Umbria Rock 2004, per citarne solo alcuni. Seguiti con attenzione dalla critica, non tardano a ricevere entusiastiche recensioni per la pubblicazione di “Poeticherie”, il loro album di esordio: un piccolo capolavoro fatto di storie, immagini, poesia, emozioni, da scoprire ascolto dopo ascolto, dove il mondo semplice ed affascinante della provincia fa spesso da scenario naturale alla loro musica che risente delle influenze delle feste di piazza e della tradizione popolare, non solo italiana. Tredici canzoni (con una cover di "Guarda che luna" di Buscaglione) che si muovono fra canzone d'autore e folk, fra ballate poetiche e delicate, marcette trasognate e danze popolari. Gli arrangiamenti puliti e preziosi e la produzione raffinata uniti alla bellezza toccante delle parole del compositore del gruppo Emanuele Colandrea (voce, chitarra acustica) fanno di questo disco un’opera prima assolutamente degna di lode. Completano la formazione Corrado Maria De Santis (chitarre), Matteo Scannicchio (pianoforte, tastiere, fisarmonica), Augusto Pallocca (sassofoni), Simone Nanni (tromba, flicorno), Paride Furzi (contrabbasso, basso), Fabrizio Colella (batteria).

Licenza Poetica

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ognigiorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi nonrischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero subianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di unosbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davantiall'errore e ai sentimenti.Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sullavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire unsogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire aiconsigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chinon ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamentechi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa igiorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi nonfa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando glichiedono qualcosa che conosce.Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivorichiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto direspirare.Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

P. Neruda

Mostra Fotografica


William Claxton - il Fotografo del Jazz